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viernes, 1 de junio de 2012

01.06 Il Papa alla Scala, concerto dedicato alle famiglie colpite dal terremoto 2012


Il Papa alla Scala, concerto dedicato alle famiglie colpite dal terremoto

 Benedetto XVI ha assistito alla nona sinfonia di Beethoven diretta dal maestro Daniel Barenboim 

 MILANO - Oltre un minuto di applausi con tutto il pubblico in piedi hanno salutato l'arrivo di Benedetto XVI, venerdì sera, al Teatro alla Scala per assistere alla nona sinfonia di Beethoven diretta dal maestro Daniel Barenboim. Il Papa è stato accompagnato in sala dal sovrintendente Stephane Lissner, dal sindaco Giuliano Pisapia con la moglie Cinzia Sasso, e dall'arcivescovo Angelo Scola. Poco prima erano entrati, tra gli altri, i cardinali Tarcisio Bertone, Dionigi Tettamanzi ed Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. Il Pontefice, che si è seduto in platea, in una posizione centrale nel teatro, è stato accolto da applausi e cori di «Viva il Papa, viva il Papa». All'interno numerose personalità tra cui il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, Fedele Confalonieri, Luigi Roth, Edmondo Bruti Liberati. E poi ancora Giovanni Bazoli, Bassetti, Poli, Pollastrini, Giorgio Squinzi, Fedele Confalonieri, Gaetano Miccichè e Pippo Ranci. 

 LA DEDICA E LA GAFFE - Il sovrintendente della Scala Stephane Lissner, appena prima dell'inizio del concerto, è salito sul palco per spiegare che l'esibizione è dedicata alle famiglie colpite dal terremoto. «Il destino - ha detto - ha voluto che in queste giornate dedicate alla famiglia, molte famiglie vicino a noi conoscessero all'improvviso sventure e dolori. Pensiamo di interpretare il sentimento del Santo Padre, degli organizzatori di questo incontro, dei lavoratori del Teatro alla Scala e di tutti gli italiani, dedicando alle famiglie dell'Emilia colpite dal terremoto il concerto di questa sera; e raccogliendo l'invito alla solidarietà che molte associazioni stanno lanciando per dare sostegno concreto, subito, alle famiglie di una terra orgogliosa, il cui primo pensiero oggi è ritornare nelle loro case, ricostruire le loro case e tornare semplicemente a vivere e a lavorare». Qualcuno ha notato che il riferimento al «destino», proprio mentre si rivolgeva al Papa, sia stata una sorta di gaffe per il sovrintendente Lissner.


IL DISCORSO DEL PAPA - A conclusione del concerto Benedetto XVI si è alzato in piedi, dando il via a una standing ovation durata quasi 10 minuti rivolta al maestro Baremboim. «Grazie al Maestro Daniel Barenboim, anche perché con la scelta della Nona Sinfonia di Beethoven ci permette di lanciare un messaggio con la musica che affermi il valore fondamentale della solidarietà, della fraternità e della pace», ha affermato il Papa. «E mi pare che questo messaggio sia prezioso anche per la famiglia - ha aggiunto -, perché è in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri; è in famiglia che si comprende come la realizzazione di sé non sta nel mettersi al centro, guidati dall'egoismo, ma nel donarsi; è in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo».

 «L'OMBRA DEL SISMA» - Il Papa ha parlato di «un'ombra» che turba gli animi di tutti. «Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza a tanti abitanti del nostro Paese. Le parole riprese dall'Inno alla gioia - ha notato il Papa commentando l'esecuzione della celebre composizione di Beethoven sul testo di Schiller - suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere. Non proviamo affatto le scintille divine dell'Elisio. Anche l'ipotesi che sopra il cielo stellato deve abitare un buon padre, ci pare discutibile. Il buon Padre è solo sopra il cielo stellato? La sua bontà non arriva giù fino a noi?». «Noi - ha spiegato il Pontefice - cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza. Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa. Siamo in cerca del Dio vicino. Cerchiamo una fraternità che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l'altro e così aiuta ad andare avanti».


TOSCANINI - Il Papa ha esordito ricordando quando, l’11 maggio del 1946, Arturo Toscanini alzò la bacchetta per dirigere un concerto memorabile nella Scala ricostruita dopo gli orrori della guerra. «Narrano che il grande maestro appena giunto qui a Milano si recò subito in questo teatro e al centro della sala cominciò a battere le mani per provare se era stata mantenuta intatta la proverbiale acustica e sentendo che era perfetta esclamò: "E’ la Scala, è sempre la mia Scala". In queste parole, "è la Scala", è racchiuso il senso di questo luogo, tempio dell’opera, punto di riferimento musicale e culturale non solo per Milano e per l’Italia, ma per tutto il mondo. E la Scala è legata a Milano in modo profondo, è una delle sua gioie più grandi e ho voluto ricordare quel maggio del 1946 perché la ricostruzione della Scala fu un segno di speranza per la ripresa della vita dell’intera città dopo le distruzioni della guerra. Per me allora è un onore essere qui con tutti voi e avere vissuto, con questo splendido concerto, un momento di elevazione dell’animo». 

 Redazione Milano online http://milano.corriere.it/milano/